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Ipocondria

Ipocondria: quando il corpo chiede attenzione

Chi soffre di ipocondria guarisce solo se inizia a vedere i suoi sintomi come un desiderio di trasformazione e di vita, non come segnali di pericolo!

ragazza ipocondriaca

Tra i disagi psichici più trascurati, mistificati e, talora, sbeffeggiati, c’è sicuramente l’ipocondria, cioè l’abnorme e irriducibile preoccupazione di avere una malattia gravissima o mortale, anche quando medici ed esami clinici rassicurano. Un disturbo non solo portatore di vissuti drammatici, ma anche invalidante.

Come curare l'ipocondria

Mentre molte persone considerano le sue preoccupazioni come paturnie, l’ipocondriaco vive nella costante paura di essere annientato dal suo stesso corpo. Non può mai stare tranquillo perché, passato il terrore relativo a un sintomo, ecco che arriva un nuovo sintomo, motivo di ulteriore preoccupazione e paura. Questo problema è tra quelli che la psicologia e la psichiatria tradizionali riescono a risolvere di meno, non perché sia particolarmente grave, ma perché di solito si cerca semplicemente di sopprimerlo con gli psicofarmaci o se ne cercano le cause antiche con psicanalisi talmente sganciate dal presente da non riuscire a diventare concreta terapia. Di ipocondria, però, si può guarire; per farlo è necessario smettere di considerarla solo una psicopatologia - quale sicuramente è, dato che produce comportamenti incongrui e transitorie perdite del principio di realtà - e iniziare a leggerla come un fragoroso messaggio che il nostro sistema nervoso sta lanciando senza sosta.

Il segnale di un bisogno irriducibile

Che cosa chiede l’ipocondria alla persona che ne soffre? Per saperlo basta osservare: la mente del soggetto è attentissima a quel che viene dal corpo,ai sintomi, e, quando esso non ne produce, la mente li cerca fino a quando trova un’inezia di sintomo (un minuscolo dolorino passeggero, una sensazione sfumata e transitoria) e gli attribuisce valore di estrema gravità, che invade la coscienza creando angoscia di morte e disperazione. Il fatto che le rassicurazioni specialistiche e gli esami clinici (richiesti con urgenza) non bastino a tranquillizzare, oppure che la mente debba subito produrre preoccupazione per qualcos’altro, fa pensare ad una “necessità di preoccuparsi”, di segnalare un bisogno che si va facendo irriducibile.

La ricerca inconsapevole di un rapporto diverso con sé

Secondo la psicosomatica la coscienza è rappresentata dalla mente razionale, l’inconscio dal corpo; in quest’ottica l’ipocondria esprime dunque la necessità che la coscienza si occupi di ciò che arriva dall’inconscio (perché, per qualche motivo, se ne è allontanata troppo), cosa che, però, la mente razionale teme perché pensa che da lì non possano che arrivare pericolosi mostri.Le rassicurazioni non possono funzionare perché non risolvono il problema, che non è fisico, ma psicologico: la paura del drago che emerge dalle profondità - simbolo archetipo di un bisogno di trasformazione - non può essere risolta da una risonanza magnetica che esclude un tumore. Per quanto questa esclusione sia importante, l’ansia viene ammansita solo per poco, poi riparte. E così, di visita in visita, la persona ipocondriaca, senza saperlo, va alla ricerca di un rapporto diverso con la propria profondità.

I sintomi, germogli di vita

L’eccessiva attenzione per il corpo, esprime, in quest’ottica, un grande desiderio di conoscenza di se stessi, di presa in carico dei propri problemi profondi (antichi e recenti). Proviamo a pensare quale strabiliante risultato psicologico si potrebbe ottenere se la dedizione e l’energia che l’ipocondriaco dedica all’esclusione di patologie gravi fossero convogliate in qualcosa che appassiona! Una cosa è certa: guarisce chi è riuscito - da solo o aiutato da uno specialista - a spostare il piano dalla scena fisica a quella psichica. Chi ha deciso di considerare i mille sintomi cangianti che lo percorrono di continuo non come spettri di morte, ma come segni di vita. Una vita da cambiare o da rinnovare. Ognuno ha le proprie cose a cui porre mano. Se lo fa, non ci sarà più bisogno della stressante pantomima ipocondriaca che invade l’esistenza sua e quella di chi gli sta vicino. L’ipocondria non va curata, ma resa inutile.

Cinque consigli pratici per vincere la paura delle malattie

  1. Non dare spettacolo: se sei in ansia per i sintomi e vuoi fare visite ed esami, falli, ma senza coinvolgere mezzo mondo né prima, né durante, né dopo. È già un modo per prendere in mano te stesso in modo più completo. Inoltre non dovrai gestire anche l’ansia di chi si fa agitare da te.
  2. Cerca l’obiettività: quante volte i tuoi timori relativi ai sintomi percepiti si sono rivelati infondati ed inutili? Sicuramente molte ed è importante ricordarlo. È evidente che non ti stai curando il corpo con dei farmaci, ma la psiche con delle diagnosi. Ciò ti fa capire la natura del problema.
  3. Non sganciarti dal mondo: l’ipocondria, pur nella drammaticità del vissuto, è una forma di narcisismo e di egocentrismo; consiste in un mettersi al centro dell’attenzione propria e altrui. Non lasciare che le tue angosce ti sgancino dalla realtà e cancellino il tuo interesse per gli altri.
  4. Non farti prendere in giro: non farti banalizzare da chi dice che hai le paturnie; si tratta di un disturbo serio che merita rispetto. Se tu per primo non ne sei convinto, non si può prendere davvero in mano la situazione.
  5. Tieniti alla larga dalla rete: smetti di andare su Internet a vedere quante cose può rivelare un certo sintomo, altrimenti rischi di allarmarti continuamente senza motivo.

Quanta energia dietro tutta quella preoccupazione!

L’ipocondriaco ha bisogno di farsi queste domande: “Quanta passione ho per ciò che mi abita? Quanta voglia ho di conoscere e di dar forma a tutti i segni di vita che albergano in me? A giudicare dai sintomi e dalla preoccupazione suscitata, tantissima!”. Ogni sintomo, del resto, è costituito da un’energia corporea (piena di significati e di simboli) che si è configurata in un certo modo fino a farsi sentire dalla mente, e la mente stessa, come se sapesse che non sono solo sintomi, non vede l’ora di sentirli. Quindi, in quanto energia (dal greco “en ergon”, essere “dentro l’azione”), essi sono vita che vuole prendere forma, che vuole agire. L’unico modo, allora, è scoprire quali sono le forme sane (cioè i modi, i contesti, le situazioni, i percorsi) nelle quali questa energia può spostarsi e convogliarsi, lasciando la primitiva forma sintomatica. Non serve per forza una mappa per tutti i sintomi: è il complessivo messaggio dell’ipocondria che dice: “Occupati veramente di te, sii più protagonista della tua vita, e fallo in modo sano, secondo la tua natura e i tuoi veri desideri”.

Fonte: Riza